Maurizio Ongaro: I Promessi Sposi.

 

 

 

I PROMESSI SPOSI

 

 

Giovedì 9 Novembre 1989.

Un mio amico mi ha chiesto che voglio andare a vedere la prima dei Promessi Sposi, l'ultimo sceneggiato televisivo RAI.

Lo danno in anteprima al cinema Manzoni (ovviamente), in un'apposita serata ad inviti.

L'idea mi allettava. Mi faccio bello ed arrivo, puntualissimo, alle ore 20.00.

Ero molto indeciso se mettere, con il vestito blu, l'apposito panciotto oppure un maglione. Opto per il maglione perché desidero non dare l'impressione dell'eleganza "assoluta".

Purtroppo l'unico maglione degno di essere indossato è quello grigio. Un bel grigio perla, non dico di no, ma decisamente "stonato". Era molto meglio il panciotto. In compenso, per la prima volta nella mia vita, il nodo del papillon mi è venuto bene al primo tentativo.

Appena arrivo noto con piacere che non sono stato l'unico a pensarla in questo modo in fatto di eleganza. Il pubblico si può dividere in due correnti di pensiero: gli aspiranti commendatori, a cui modestamente appartengo anch'io, ed i "creativi" od aspiranti tali.

I primi hanno optato tutti per la formula "...eleganza, ma non troppo", stemperando la solennità degli abiti scuri (mai neri) con ardite fantasie cromatiche quali gilet giallini oppure di un colore, se pur in tinta, ben diverso da quello dell'abito.

I secondi ostentano un abbigliamento volutamente ed eccessivamente casual. Sembra quasi che vogliano dire "...Io non ci volevo venire...ma hanno insistito tanto...". Compaiono in polo e jeans, anziché con un bel maglione a girocollo blu indossato sotto un meraviglioso montone marrone scuro. Barbe di due giorni alla Miki  Rourke fanno da cornice a volti smaccatamente sorridenti e strafottenti.

Fortunatamente le pellicce femminili scarseggiano. Segno inequivocabile che le crociate ecologiche stanno producendo effetti tangibili.

Un'ultima categoria fuori concorso è rappresentata dagli attori dello sceneggiato; alcuni di essi sono presenti alla proiezione. Ostentano un'eleganza con delle volute eccezioni un po' vistose. Noto "Egidio" con due fazzoletti nel taschino, uno rosso brillante e l'altro blu elettrico.(Bella idea!). Don Rodrigo indossa un gilet psichedelico fosforescente probabilmente commissionato originariamente per Elton Jhon, ma poi considerato anche da lui un po’ eccessivo. E così fosforescente da sembrare illuminato da invisibili lampadine site nella trama.

Appena arrivo in sala di proiezione noto tre file di posti debitamente riservati alle autorità. Modestamente mi siedo nella quarta fila, quella immediatamente successiva. Si rivelerà una scelta felice perché essendo così vicino ai cosiddetti VIP, non mi sfuggiranno alcune scenette gustose.

Appena mi siedo la prima, spiacevole, sensazione che mi colpisce è una zaffata di "odor di sudor". Rimango delusissimo. Non me lo sarei mai aspettato da della gente così per bene! Non riesco neanche a localizzare la fonte di tale olezzo e gli spettatori seduti nelle mie immediate vicinanze mi paiono, a prima vista, tutti personaggi al di sopra di ogni sospetto. Lo stesso dicasi anche per il sottoscritto che aveva dedicato un'opportuna cura alle abluzioni del caso, comprensive anche di irrorazioni con acqua di colonia.

Fortunatamente, di lì a poco, l'olezzo viene ricoperto e scacciato dai molteplici effluvi di buoni e costosi profumi.

Man mano la sala si riempie. Sono solo e mi dedico a quella divertente e solitaria attività che prende anche il nome di osservazione, non omettendo l'ascolto, se pure involontario, dei discorsi degli spettatori posti nelle mie immediate vicinanze. D'altronde, parafrasando una vignetta di Mafalda, lo svantaggio di girare con le orecchie implica anche di non poterle chiudere a proprio piacimento.

Dietro di me si sono seduti dei dipendenti Rai con famiglia a carico. Questo fatto si rivelerà un vantaggio perché, per tutto il tempo che trascorrerò comodamente seduto in attesa dell'inizio della proiezione, faranno una precisa e minuziosa radiocronaca dei vari eccellenti personaggi che man mano affluiscono in sala, non trascurando dall'omettere tutte quelle informazioni aggiuntive quali storie personali, mansioni od incarichi ricoperti in passato e passioni sentimentali. Gli sono infinitamente grato perché io, senza di loro, avrei riconosciuto solo Enrico Beruschi. E senza grandi meriti personali, solo perché, appena entrato in sala, viene chiamato a gran voce da una biondazza. (che si rivelerà poi la "Perpetua").

Inoltre Beruschi è l'unico a cui un gruppetto di giovani adolescenti chiede l'autografo, ignorando, mi pare, gli altri attori presenti in sala. Ah!, la gloria! Fallace chimera!

Davanti a me, lungo il corridoio che divide in due la sala e che confina con la prima file delle poltrone "eccellenti", c'è un gran via vai. V'è una maschera isterica. Deve avere una funzione di coordinamento perché vedo che molti si rivolgono a lui chiedendo lumi e direttive. E' un ometto pelato che ostenta un tesserino CARIPLO  appeso al taschino della giacca. Continua a sbracciarsi, implorare, intimare ed ordinare ai clandestini di non sedersi nei posti riservati perché sono attese le autorità. Coglie in fragrante due pupattole e le fa sgomberare velocemente, esponendole al pubblico ludibrio.

Vi è anche un rampante dirigente RAI che lo aiuta.

Devo dire che ha dei modi più ruffiani della maschera isterica. Finalmente, poco dopo le nove, lo spettacolo va ad incominciare.

Sentiamo una voce che ce lo comunica. Riconosco subito di aver sentito spesso quella voce al "Gazzettino Padano". Con tono implorante e prostrato si scusa per il contrattempo, ma a causa dell'eccezionale adesione agli inviti, purtroppo, alcuni invitati dovranno assistere alla rappresentazione in piedi.

Alzo lo sguardo e, infatti, noto diverse persone che, con spirito di sacrificio, affollano in piedi gli angoli e le pareti del cinema.

Dopo di che vengono ringraziati per la loro graziosa partecipazione i vari "bonzi" RAI, nonché i vari attori che, man mano che vengono nominati, si alzano in piedi mietendo applausi ed ovazioni.

"Don Rodrigo", spinto dall'esuberanza, si alza di scatto e, girandosi verso le autorità, effettua un bell'inchino a compasso, rischiando di stendere con una parte non molto nobile del suo corpo, una coppia di spettatori ritardatari che stanno sopraggiungendo in quel mentre alle sue spalle.

Inizia la proiezione.

La terza puntata parla della Monaca di Monza. Questo capitolo è uno di quelli che mi è sempre piaciuto di più, nel libro del Manzoni.

Devo contestare una frase fatta pronunciare all'Innominato. Quando Egidio gli chiede perché vuole che venga fatta rapire Lucia lui risponde che lo ha promesso ad un signorotto arrogante e superbo. Ha promesso perché "...quello è il suo destino ..." Ma quale destino!!

In compenso ho apprezzato moltissimo il "taglio" che è stato dato alla parte di Lucia.

Devo ammettere che il personaggio manzoniano di Lucia Mondella è sempre stato quello che mi è piaciuto di meno. Una specie di madonnina infilzata che sembra sempre dimostrare, con atti, parole, pensieri, il detto parafrasato: "Non lo fo per piacer mio, ma perché è il voler di Dio".

Invece qui è una bella figliola con una sua personalità. Finalmente!

La serata si conclude. La folla scema verso il salone del cinema, posto vicino alla biglietteria, non senza essersi opportunamente zavorrata con quintalate di poster, locandine e rose, benignamente offerte in omaggio.

Probabilmente spinta dal desiderio di avere qualcosa che testimoni la loro partecipazione ad un avvenimento così importante. O forse perché tanto è gratis.

Le ultime quattro chiacchiere nel salone. Ritrovandosi ed organizzando il dopo spettacolo.

Deve aggiungere un episodio curioso.

In fatto di gesti scaramantici tipicamente milanesi ero rimasto fermo al calpestio delle famosissime balle del toro raffigurato nel pavimento a mosaico della Galleria. Oppure allo strofinamento di alcuni bassorilievi sulla porta centrale del Duomo , resi ormai lucidi dall'uso.

Devo registrarne un altro.

Non mi sarei mai aspettato che l'enorme statua che sorge nel salone d'ingresso del cinema-teatro Manzoni, mi pare che raffiguri Mercurio, avesse peculiarità scaramantiche. Dev'essere così, altrimenti non riesco a spiegarmi come mai un'avvenente fanciulla, sicuramente straniera, vi si sia avvicinata, con molta nonchalance, per allungare fugacemente una manina verso le soliti parti, non molto nobili. Le stesse già citate prima.

Mah!

    

    

Maurizio Ongaro: I Promessi Sposi.

 

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