Maurizio Ongaro: 2001 Odissea nello spazio.

 

2001 Odissea nello spazio.

 

È difficile non parlar di questo film senza usare l’aggettivo mitico.

Ma vediamo un po’ il perché…

Il tutto nasce da un raccontino di un autore di fantascienza, A. C. Clark. Si intitolava “La sentinella” e descriveva, in poche paginetta, la sequenza del ritrovamento del monolite sulla Luna.

Il concetto era quello di mettere dei “rilevatori evolutivi” da parte di extraterrestri onde scoprire quando determinate civiltà si sarebbero evolute.

Kubrick prese l’idea e la sviluppò all’inverosimile.

Non ricordo esattamente se il vero e proprio libro, omonimo al film, fu frutto di un approfondimento successivo (dietro richiesta di Kubrick) o addirittura scritto a quattro mani.

 

Ma veniamo alla trama: agli albori della nostra civiltà un monolite, strumento da parte di alieni, incentiva, fa scatenare da parte di un gruppo di scimmie, nostri progenitori, la spinta evolutiva, che si raffigura con l’aggressività e l’utilizzo di una prima improbabile arma, un osso usato come clava.

L’arma, il primo strumento (forse anche prima della ruota) che determina la superiorità, la sopraffazione, il procacciamento delle risorse, la sopravvivenza ovvero… l’evoluzione.

Poi troviamo il medesimo monolite affogato sotto la superficie della Luna, in un allora improbabile futuro (ambientato trent’anni dopo l’uscita del film, nel 2000) in cui il monolite ha funzioni di “segnalatore”. Con l’alba verrà illuminato e con la luce emetterà un segnale.

Terza parte, due anni dopo, su di una incredibile astronave, enorme, lunghissima, in cui TRE membri di un equipaggio vanno verso quella che è la destinazione del segnale radio che partì un paio di anni prima dal “segnalatore lunare”. La destinazione è una luna di Giove.

I membri dell’equipaggio sono due umani ed un computer, l’ormai leggendario HAL 9000.

Vi son altri membri dell’equipaggio, ma son ibernati. Il viaggio è così lungo che non occorreva sprecare risorse per tutte le persone. Lasciandole ibernate si “risparmiava” ossigeno, cibo etc. etc. sino al raggiungimento dell’obbiettivo.

I due astronauti presenti dovevano garantire il perfetto svolgimento della missione.

Ma vi era un membro dell’equipaggio in più. Il computer. Un computer pensante e parlante, appunto HAL.

E qui scatta il meccanismo psicologico e narrativo.

HAL è stato addestrato a MENTIRE. A mentire ai due membri dell’equipaggio “svegli” ed a NON rivelare lo scopo della missione. In più aveva una doppia priorità, SIA il completamento della missione CHE il dover mentire sul vero scopo della missione. SOLO gli astronauti ibernati (e quindi che non avrebbero potuto rivelarla sino a destinazione) erano al corrente della missione.

E qui si sviluppa un doppio fenomeno, ben descritto SIA da Freud CHE da Isac Asimov (altro maestro della fantascienza).

Il primo era che il “dolore” che provava HAL nel mentire, ne obnubila le capacità sino a farlo “impazzire”.

E così decide di portare a termine da solo la missione, UCCIDENDO tutti i vari membri dell’equipaggio, uno alla volta, isolandoli dalla terra. Così avrebbe smesso di provare “dolore” e avrebbe portato a termine la missione perfettamente.

Il secondo concetto è quella che è stata ben descritta da Asimov come la “sindrome di Frankestein”. Ovvero che le macchine si ribelleranno (prima o poi) all’uomo, cercando di sopraffarlo.

Da qui l’idea che i computer “intelligenti” (ed HAL lo è, almeno nel film) diventino COSÌ intelligenti da fare a meno dell’uomo. Una specie di concetto evolutivo per cui le macchine acquisiscano vita propria, propria intelligenza e sopraffanno gli umani, catena precedente nella scala evolutiva. Esattamente come gli essere umani uccidono le scimmie, magari per sopravvivenza.

Ma l’essere umano, UNO solo, riesce a riacquisire il dominio sulla macchina e la disattiva, (in una scena mitica), almeno nelle sue parti “pensanti”. Rimane quindi un calcolatore assimilabile ai nostri PC.

E porta a termine la sua missione, in una caleidoscopica serie di scene.

Il sunto finale del film, di difficile decodifica, sarebbe che l’uomo eredita la potenza della civiltà aliena che scatenò il tutto, che aveva disseminato i monoliti, che aveva fatto scattare la civiltà sulla Terra. Civiltà che si era estinta.

E così l’uomo, quel singolo uomo, eredita una potenza sovrannaturale, frutto di una civiltà superiore, sino a poter tornare sulla Terra, sia pur in forma eterea o di puro pensiero, pronto ad agire, intervenire, probabilmente per scopi postivi.

Non voglio azzardarmi a far riferimenti divini. Li lascio agli spettatori.

 

Veniamo ai simboli.

Il brano musicale più famoso è “Also gespracht Zaratustra” di Strauss. Un titolo che significa “Così parlò Zaratustra” e Zaratusta disse: «L’unico DIRITTO di uno schiavo è quello di ribellarsi”.

Poi l’unione di musiche di Strauss per le varie scene spaziali da un’armonia che difficilmente si potrebbe ottenere in altro modo.

Il film uscì nel 1968, il 2001 era ben 33 anni dopo. Mentre nella cabala il 1000 è il numero dell’infinito, quindi il numero successivo è “oltre all’infinito” (poi spostato al 2001 per renderlo attuabile) anche il 33 ha le sue belle simbologie.

Clark negò sempre che l’origine del nome HAL, si ottenesse con la traslitterazione indietro di una lettera, rispetto all’alfabeto, dell’acronimo IBM, come per dire che era “avanti” rispetto all’IBM, che veniva prima. In pratica, la lettera “H” viene prima di “I”, la lettera “A” prima di della B e la lettera “L” viene prima della lettera M.

Narra la leggenda che la NASA mise a disposizione copioso materiale a Kubrick (anche coperto da segreto), alcuni dicono con il recondito scopo di deviare l’attenzione da meno prosaici fatti quali che la NASA NON ANDO’ MAI sulla LUNA, bensì organizzò il tutto in studi televisivi (Cfr. “Capricorn ONE”). Ma è ipotizzato in un solo testo, dal prosaico titolo “Noi non siamo mai andati sulla Luna”.

Infine è buffo notare che fatto salvo lo Space Shuttle, NESSUNA delle ipotetiche scoperte o realizzazioni scientifiche non è ANCORA stata realizzata: a mala pena andiamo su stazioni orbitanti sperimentali, non abbiamo alcuna base sulla Luna, non abbiamo i videotelefoni (anche perché non ce ne può freggà dde meno) ed i computer son ben lontani dall’esser “intelligenti”, pur combinando disastri analoghi.

E veniamo all’analisi di HAL, computer intelligente che probabilmente ha condizionato nei decenni successivi scienziati ed esperti nel ramo.

E la domanda fu “è possibile ottenere l’Intelligenza Artificiale”? A tutt’oggi si è arrivati alla risposta (direi più filosofica che tecnica) che NON è possibile ottenere, ad ora, l’intelligenza artificiale. Non solo perché è tuttora sconosciuto il “sistema operativo” del cervello umano, ovvero come funziona (primo presupposto per poterlo copiare) ma anche perché sino ad ora siamo riusciti, al massimo, ad ottenere un’accelerazione della velocità di esecuzione, non un aumento della qualità del “pensiero”.

In compenso, temo, il film di Kubrick è riuscito degnamente ad aumentare una certa qual fobia collettiva, ovvero che il computer, inteso come tale, possa crescere sino a ribellarsi oppure, più semplicemente, al di là dello schermo, si faccia beffe di noi oppure ci giudichi pesantemente.

Un ultimo particolare; come si può stabilire se un computer è “intelligente”. La legge di Turing sancisce: «Un  computer può essere considerato intelligente quando un essere umano ed un computer sono “nascosti” dietro ad una tastiera e “rispondono” alle domande di un altro essere umano; se l’essere umano “interrogatore” NON distingue chi dei due “inquisiti” è il computer e chi è l’altro essere umano, allora il computer si può considerare “intelligente”. Legge MAI dimostrata in pratica.

 

Maurizio “OM” Ongaro

P.S.

Un’ultima curiosità. Sfrugugliando su Internet ho trovato una “quasi conferenza colta” sugli “errori” del film, nella fattispecie relativi alla direzione di rotazione della stazione orbitante. Li riporto per curiosità:

1. Rotazione

Nella sequenza iniziale viene inquadrata una prima volta la grande stazione orbitale a doppia ruota. La ruota in secondo piano e' in costruzione, quindi abbiamo un punto di riferimento sicuro.

 

In questa prima scena la stazione ruota in senso orario. Viene inquadrata brevemente una seconda volta e anche qui il senso di rotazione e' orario.

 

Ma la terza volta, quando l'ORION-1 si avvicina, la stazione ruota in senso anti-orario. Il lato di osservazione e' sempre lo stesso dato che la ruota in costruzione e' sempre dalla parte opposta. Inoltre in tutte e tre le riprese viene sempre inquadrato il portello da cui entrerà l'ORION-1.

 

Da questo punto in poi tutte le riprese successive mostrano sempre la stazione ruotante in senso anti-orario: lo si vede bene osservando i monitor dello shuttle in avvicinamento.

 

Quando il punto di vista si sposta all'interno della stazione si nota che le stelle sullo sfondo ruotano coerentemente con le ultime riprese in senso orario, dato che la vista a questo punto e' dall'interno.

 

DOMANDA : Altri commentatori invece affermano che il verso di rotazione muta 3 volte ! Sinceramente a me non pare. Ma posso sempre sbagliarmi. Qualcuno può confermarmi o confutarmi ?

 

RISPOSTA

 

15 Settembre 1998 : Finalmente dopo tanto tempo qualcuno ha risposto alla domanda (e non solo ...) con una accurata analisi della scena.

(P.S: A proposito, pare che mi sia sbagliato e che le rotazioni siano proprio tre come ci racconta appunto Paolo Francini piprat@tin.itin questa suo precisissimo intervento che riporto in versione integrale)

 

Secondo le mie personali osservazioni, ed il mio discutibile parere, il senso di rotazione cambia 3 volte, e più precisamente in questo ordine:

Oraria – Antioraria – Oraria – Antioraria, ed ho diviso i punti nelle varie sequenze dove la stazione è inquadrata:

 

1^. Nella prima inquadratura di fronte, la stazione ruota in senso orario, prendendo come riferimento la parte in costruzione dietro, e quella già ultimata davanti. Successivamente si vede L’Orion-1 con dentro Floyd;

 

2^. La stazione, con l’Orion-1 in avvicinamento ruota ancora in senso orario;

 

3^. La telecamera prima riprende la Terra, poi si vede la stazione, con il primo cambio di rotazione: ora gira in senso antiorario;

 

4^. Dal ponte di comando dell’Orion-1, si vede ancora la stazione in senso antiorario;

 

5^. Ancora una volta lo "schermo multifunzione" del computer di bordo IBM, mostra l’entrata girare in senso antiorario;

 

6^. Avviene il secondo cambiamento, dall’entrata della stazione, le stelle girano in senso orario, quindi la stazione dal punto di vista precedente ruoterebbe in modo orario;

 

7^. Avviene il terzo ed ultimo cambiamento, di lato, con l’Orion-1 in avvicinamento, la si vede girare in senso antiorario;

 

8^. Dal ponte di comando dell’Orion-1 oramai prossimo ad entrare, si vede ancora la stazione girare in modo antiorario;

 

9^. Nell’ultima inquadratura dal di fuori, il senso di rotazione è ancora antiorario.

 

Forse anche quando Floyd telefona a sua figlia, la stazione gira in senso antiorario, poiché si vede fuori dalla "finestra" la Terra girare in senso antiorario, ma non si può sapere in che preciso punto è della stazione, anche se quasi certamente è nel cerchio già completato, poiché gli viene chiesto da Milof se ha visto arrivando come procedono il lavori del ‘nuovo settore’, e forse intende proprio ciò l’Hostess (almeno nella versione italiana) dicendoli di essere arrivati al "livello principale".

 

Una improbabile coincidenza, è la richiesta della figlia di Floyd per il suo compleanno: una scimmietta. Sempre se la traduzione italiana sia corretta, ma penso proprio di sì, vi vedo un appunto ironico, visto che non è difficile fare un collegamento ai precedenti 20 minuti circa di immagini di scimmie, o uomini-scimmia, che dir si voglia.

 

Un altro errore, o magari una imprecisione vi è in queste scene, quando la figlia di Floyd di muove, e la telecamera del video telefono la segue fedelmente, per non perdere l’inquadratura. Secondo me, ma forse sono troppo pignolo, anche se in avanzatissime tecnologie, possibili però pure dai nostri giorni, la telecamera di un videotelefono non si prende la briga di seguirti, e tantomeno le si mette una sorta di sensore per non perderti d’occhio; ma forse nel "2001" saremo molto più esigenti.

 

Nota a cura di Paolo Franchini piprat@tin.it

 

Maurizio Ongaro: 2001 Odissea nello spazio.

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