Trekking invernale al Rifugio Grassi.
La stagione invernale e' tradizionalmente avversa alle camminate in montagna e alle "imprese" in quota, per lo meno da parte di chi, come noi, non e' certo un provetto alpinista. Ciononostante e' possibile comunque fare una bella camminata, scegliendo un percorso magari lungo, ma mai difficile, come nel caso del trekking invernale al rifugio Grassi, posto a circa 2000 metri alle pendici del Pizzo dei Tre Signori, nelle prealpi lecchesi. Questo rifugio ha il pregio di essere aperto, nei fine settimana, anche d' inverno, ed e' quindi possibile pernottare e spezzare in due la camminata. |
Il percorso parte da Introbio (circa 600 metri) , in Valsassina, raggiungibile da Niguarda in poco piu' di un' ora di macchina, passando da Lecco e risalendo la strada di fondo valle fino a poco oltre il Colle di Balisio. Lasciando la macchina in paese, vicino alla caserma dei Carabinieri, si passa il ruscello di fianco al parcheggio e si seguono le indicazioni per la Val Biandino. Dal paese una ripida mulattiera porta verso la Val Biandino, seguire le indicazioni per il sentiero n° 40, durante l'inverno infatti conviene evitare altri sentieri più ripidi che potrebbero creare pericoli per la presenza di ghiaccio. seguire la strada sterrata. Poi il percorso si svolge per un lungo tratto su di una strada sterrata piuttosto agevole, anche se purtroppo non e' improbabile che passi qualche Jeep.*
La salita, sempre lungo la strada sterrata, segue il solco della valle, e' lunga ma comoda, anche se in certi punti e' un po' in ombra; quando siamo andati noi la neve iniziava ad essere consistente sopra i 1200, ma ovviamente questo dipende dalle condizioni particolari del momento; sopra i 1400-1500 metri e' comunque probabile, visto il periodo, che ce ne sia almeno un po'. |
Sulla comoda strada sterrata risale la val Biandino |
Sosta per un panino alle baite, prima dell'ultimo tratto di salita |
Dopo circa 2 ore e mezza di cammino si raggiunge la Bocca di Biandino, a circa 1500 metri di quota, dove noi ci siamo fermati per mangiare qualcosa e riposarci le ossa; da qui infatti parte il tratto piu' impegnativo del percorso. Si abbandona la strada (che prosegue in direzione del non distante rifugio "Madonna delle Nevi") attraversando un ponticello, si passa poi a sinistra delle capanne adiacenti al rifugio Tavecchia e si segue una traccia di sentiero che sale direttamente nel bosco, su un pendio lungo il lato destro della valle, che nel primo tratto e' un po' ripido; dopo circa centocinquanta metri di dislivello, appena fuori dal bosco, si incontra un' altra costruzione (Rif. Pio X), dopodiche' il pendio si fa piu' dolce. |
Ecco la meta delle nostre fatiche |
Si prosegue seguendo la traccia in direzione di un' evidente sella posta qualche centinaio di metri piu' in alto; il percorso segue il crinale di alcuni ampi gobboni, e a parte qualche breve tratto appena un po' piu' ripido, e' in genere piuttosto agevole. Non va pero' sottovalutato che in condizioni di notevole innevamento la fatica si fa sentire e la salita e' comunque abbastanza lunga; |
Foto di gruppo rituale davanti al rifugio |
quando siamo andati noi lo spessore della neve, gia' a 1500 metri, era di poco inferiore al metro, ed era necessario percorrere il profondo solco tracciato dai gestori del rifugio solo qualche ora prima, in assenza del quale sarebbero molto utili delle racchette da neve. Giunti alla sella si e' ormai in vista del rifugio, che e' appena qualche decina di metri piu' sotto. L' ambientazione generale, soprattutto al tramonto e se avete la fortuna di trovare bel tempo, e' veramente suggestiva, e il panorama delle montagne circostanti ricoperte di neve ripaga ampiamente dello sforzo fatto. |
Il sole del tramonto illumina la sagoma del Pizzo dei Tre Signori |
Il tempo di percorrenza dipende molto dalle condizioni di allenamento, ma se c'e' parecchia neve mettete in conto per l' ultimo tratto almeno un paio d' ore buone; comunque noi alla fine ci siamo arrivati tutti, anche se divisi in piu' tronconi. |
Eccoci all' inizio della discesa, appena lasciato il rifugio e gia' abbondantemente immersi nella neve |
Una volta giunti al rifugio la fatica viene premiata con un po' di riposo e con un'abbondante cena, dove polenta&funghi non mancano quasi mai; il menu' non sara' da ristorante di lusso, ma il rapporto qualita' / quantita' / prezzo e' decisamente buono (tenete presente che per cena-pernottamento e prima colazione la spesa complessiva non supera i 25-30 euro)°. Per il pernottamento il rifugio offre il classico stanzone, con brande a 3 livelli e rigorosamente senza riscaldamento, quindi un buon sacco a pelo e' consigliabile, anche se di coperte ce ne sono in abbondanza. Il ritorno, che noi abbiamo fatto in condizioni di bel tempo e' piuttosto agevole, e nel giro di 3-4 ore si raggiunge Introbio.
° il resoconto ed i prezzi sono di prima del 2005. Nel 2006 la famiglia Buzzoni che gestiva egregiamente il rifugio Grassi si è spostata nel sottostante rifugio Tavecchia (già incontrato durante la salita) mantenendo un ottimo rapporto qualità/prezzo anche se vista la facilità d'accesso nel week-end diventa indispensabile prenotare !!! |
* Se il trekking non avviene in inverno è possibile percorrere delle varianti su sentiero in modo da superare ampi tratti di carrabile. Il primo tratto di sentiero inizia dopo la prima sbarra (dove c'è anche il cippo commemorativo della Brigata Rosselli), dopo il ponte sul torrente Troggia parte a destra un sentiero che in una decina di minuti vi riporta sulla strada. Da lì si giunge in poco tempo alla fontana S.Carlo (1.000m circa). 100m dopo la fontana parte sulla sinistra della strada il sentiero che vi porterà fino la Bocca di Biandino. |