ADAMELLO: INTORNO ALLA
CIMA
(La zona del Baitone, la conca
dell' Avio, il Pian di Neve)
Dopo aver esplorato le valli del Miller e del Salarno, proseguiamo la descrizione dei dintorni dell' Adamello, e in particolare del tratto forse piu' spettacolare dell' Alta Via N. 1, vale a dire il percorso che cinge a semicerchio la vetta principale del gruppo, tra le conche del Baitone e dell' Avio, e sempre con una puntata verso la grande calotta ghiacciata del Pian di Neve. |
Anche questa e' un' escursione di piu' giorni, e siccome il percorso descritto non e' "ad anello", e' necessario attrezzarsi adeguatamente per recuperare la macchina, visto che si scende in una valle diversa da quella di partenza. La camminata prende le mosse al "Ponte del Guat", in val Malga, a quota 1550. Da Niguarda ci si arriva in auto in poco piu' di due ore, seguendo la A4 fino a Bergamo, poi le indicazioni per Lovere/Valcamonica e a seguire per il Passo del Tonale; una volta imboccata la valle si prosegue fino a Malonno, poco dopo Cedegolo, e si svolta a destra in direzione di Zazza-Garda. Giunti ad un quadrivio si segue la strada che sale verso sinistra con le indicazioni per la Val Malga. La strada oltrepassa il ristoro di "Faet" e prosegue su una stretta strada asfaltata fino alla localita' "Ponte del Guat", dove si lascia l' auto. |
Alla Malga Premassone, poco dopo in Ponte del Guat, socializziamo con dei maiali |
Dal Ponte del Guat al rif. Tonolini Dal Ponte del Guat si segue l' ampia mulattiera che sale dolcemente per un centinaio di metri, fino alla Malga Premassone; oltrepassata questa, poco dopo si svolta a sinistra, seguendo il segnavia n. 13 si risale il lato sinistro (destra orografica) della valle, in direzione del lago Baitone. La salita e' abbastanza costante, non particolarmente ripida, e nel giro di poco piu' di un' ora si esce dal bosco, il sentiero spiana e si raggiunge in breve il lago, nei pressi del quale si puo' fare una sosta al rif. Baitone (2281 mt.). Da qui, seguendo indifferentemente una delle due sponde del lago, si prosegue per un' ora scarsa, e dopo aver costeggiato il lago e risalito un risalto un po' ripido, si giunge al rif. Tonolini (2450 mt.). Il rifugio e' piccolo ma confortevole; noi ci arriviamo essendo praticamente gli unici ospiti, e il trattamento e' particolarmente cordiale. Poco dopo veniamo raggiunti da un ragazzo che sta facendo tutta l' Alta Via (da solo!) e che condividera' con noi il tratto successivo del percorso. Nei pressi del rifugio si trovano alcuni piccoli laghi, al cospetto del Corno Baitone (3330 mt), a quote comprese fra i 2450 e i 2800 metri, che si possono visitare con una breve escursione (da 1/2 ora a 1 ora e 1/2); noi, causa anche il tempo inclemente, facciamo solo una breve camminata fino al soprastante Lago Lungo. Rientrati in rifugio, dopo una buona cena con un minestrone degno di nota, ci dedichiamo al meritato riposo. Il prezzo per la mezza pensione e' allineato alla media, con circa 45 euro, sconto CAI, compresi alcuni "extra" (te', biscotti, un panino). Il mattino seguente ci svegliamo con il rumore della pioggia, e appena le nuvole si diradano notiamo che le cime, sopra i 3000 mt, sono imbiancate. |
PMarco e Albertone sull pietraie che conducono al Passo Premassone |
Dalla Conca del Baitone verso il rif. Garibaldi Anche se il meteo e' incerto, lasciamo alle spalle il Tonolini e partiamo per la seconda tappa del percorso; dal rifugio si scende per qualche metro, e si segue il sentiero che costeggia sulla destra il vicino Lago Rotondo. Si risale per la parte destra della conca del Baitone, seguendo i sempre presenti segnali bianco-rossi che contrassegnano l' Alta Via; dopo aver lasciato sulla destra la deviazione per il Passo del Cristallo, si prosegue tra scomodi sassoni fino al piccolo Lago Premassone, e si risale fino alla cresta spartiacque che divide la valle dalla conca dell' Avio, e che collega il Corno Baitone con la cima di Plem. Qui il Passo Premassone (2923 mt) segna il punto piu' alto dell' Alta Via, e possiamo ammirare la bellissima parete nord dell' Adamello, impreziosita dalla spolverata di neve della notte precedente. |
Dal Passo Premassone si scende per un breve tratto con qualche passaggio attrezzato, un paio di catene e alcuni gradini di metallo, ma senza particolari difficolta'; alla base della bastionata rocciosa che scende dal passo il percorso si fa piu' agevole e si prosegue sul sentiero, che percorre il lato sinistro orografico della conca del Pantano, alla base della quale si trova il lago del Pantano. La discesa inizialmente costringe a destreggiarsi tra scomodi massi, ed e' comunque piuttosto lunga e abbastanza faticosa; ci vogliono un paio d' ore per raggiungere la diga che chiude il lago e passare dall' altra parte della valle. Noi ci arriviamo che il tempo, gia' incerto, volge al peggio, e facciamo giusto in tempo a ripararci sotto un balcone delle costruzioni che ci sono a lato diga, che comincia piovere e nel giro di poco si scatena un temporale, con brusco calo della temperatura e annessa grandinata. Per fortuna siamo al riparo, ma scopriremo poi che il nostro compagno di rifugio del Tonolini, anche lui diretto al Garibaldi e in anticipo rispetto a noi, e' meno fortunanto e se l' e' beccata tutta; dopo un po' passata la buriana, proseguiamo lungo il sentiero, che dopo un tratto in modesta pendenza, si inerpica ripido verso la Bocchetta del Pantano, stretto passaggio nella cresta che ci divide dalla conca del Venerocolo. |
In prossimita' del Passo Premassone, sopra l' omonimo laghetto |
L' affilata cresta che separa la conca del Baitone da quella dell' Avio |
Walterun e Albertone al Passo Premassone, alle spalle si intravede il versante nord dell' Adamello |
La salita, cosi' come la successiva discesa, e' ripida ma breve, e passata la bocchetta si prosegue attraversando la valle che ospita la vedretta del Venerocolo, e superata la morena laterale, si giunge all' omonimo lago. Sulla sponda opposta si trova il rif. Garibaldi, che si raggiunge in breve attraversando la diga che chiude il lago. Il rifugio e' uno dei piu' grandi della zona, dispone di oltre un centinaio di posti, e fu una importante base logistica durante la Grande Guerra; in realta' il vecchio rifugio e' ora sepolto in fondo al lago del Venerocolo, e quello attuale e' stato ricostruito successivamente. Il trattamento e' buono, anche se meno "famigliare" del Tonolini, c'e' parecchia gente e il contesto generale e' meno tranquillo; in compenso c'e' da dire che la vista che si gode da qui e' una meraviglia, con la vetta dell' Adamello innevata che si staglia contro il cielo, ormai tornato sereno. La cena e' decente ma niente di che, e il prezzo e' abbastanza "standard", analogo a quello del Tonolini. Ci sistemiamo in una camera piccola (8 posti, di cui 5 occupati compresi noi), il che, anche se in teoria sarebbe piu' confortevole, ha lo svantaggio che di notte a causa dell' "effetto stalla" fa un caldo della madonna e dormire non e' facile. Salita al Pian di Neve e discesa in Val d' Avio Il mattino dopo, svegliandoci con calma, decidiamo di salire verso la calotta ghiacciata del Pian di Neve: scartata l' ipotesi iniziale di salire al Passo Brizio (dove passa la via normale di salita alla vetta), optiamo per il Passo del Venerocolo. Per arrivare al Brizio infatti ci dicono che bisogna fare un pezzo di ferrata, non difficile ma non siamo attrezzati, mentre per il Venerocolo si tratta di una normale camminata. Lasciato quindi il rifugio si torna indietro per un breve tratto sul sentiero N. 1, e poco dopo si svolta a destra seguendo il segnavia n. 42. Il sentiero risale la conca del Venerocolo alle spalle del rif. Garibaldi; la pendenza e' abbastanza costante, e nel giro di un' ora scarsa si raggiunge il ripiano superiore del gradino glaciale che chiude la conca; da qui si prosegue per un tratto quasi in piano, in direzione dell' intaglio del Passo del Venerocolo, chiaramente visibile anche dal rifugio, sotto il quale, quando ci siamo passati noi, era presente un ampio nevaio. Il sentiero comincia ad essere meno evidente, ma tenendo d' occhio gli ometti di pietra e l' intaglio del passo ci si orienta senza problemi. Man mano che ci si avvicina alla bastionata della cresta, sotto il passo, il percorso si fa via via piu' ripido, si attraversa il nevaio e sempre procedendo tra sfasciumi, si arriva in breve al Passo, da cui si apre la vista sulla parte alta della vedretta del Pisgana. Complice anche la splendida giornata il panorama da quassu' e' davvero fantastico: un occhio su un altro mondo, fatto di neve, luce e cielo azzurro. Ci riposiamo qualche minuto, e lasciato il grosso del gruppo al Passo, io e Marco decidiamo di arrivare in cima: risaliamo la cresta verso sud, piegando poi verso est (a sx salendo); si superano alcuni facili nevai e ruderi sparsi della guerra 1915-1918 su percorso abbastanza facile, e nel giro di circa mezz' ora si raggiunge la Punta Venerocolo (3325 mt.) da cui si gode una incomparabile vista sul Pian di Neve e sulla vetta dell' Adamello. |
I semplici passaggi attrezzati in discesa dal Passo Premassone |
Il ripido accesso alla
Bocchetta di Pantano (2635 ?) che |
Complice il meteo che sta diventando rapidamente variabile, ci fermiamo poco tempo in cima, e rientriamo velocemente al passo, da dove, seguendo a ritroso la via di salita (occhio a non scivolare sul nevaio) nel giro di poco piu' di un' ora ritorniamo nei pressi del rifugio. Da qui si scende sotto la diga lungo il sentiero, per un tratto abbastanza ripido, che conduce nel giro di un' altra ora, ora e mezza verso i laghi bassi di Avio, una serie di 3 laghi in successione, con poca differenza di quota l' uno dall' altro. Qui il sentiero e' ormai pianeggiante, costeggia i tre laghi e scende dolcemente fino alla diga che chiude quello piu' basso, a circa 1850 mt. di quota. |
Il piazzale del Rif. Garibaldi, con la splendida vista sul lago e sulla parete nord dell' Adamello |
Marco e Albertone sul sentiero che dal Garibaldi sale verso il Venerocolo e il Pian di Neve |
Eccoci finalmente al Passo Venerocolo (3168), con vista sul la Vedretta del Pisgana |
Qui proviamo a contattare Albertino, col quale abbiamo un accordo per un passaggio a recuperare la macchina, che dovrebbe aspettarci piu' in basso, ai 1600 mt di Malga Caldea; complice pero' lo scarso funzionamento dei cellulari, non riusciamo a contattarci, e scendiamo fino alla macchina. Qui, a sorpresa, non c'e' nessuno; infatti Albertino ci e' venuto incontro ma non ci siamo incrociati, e riusciamo a ritrovarci solo dopo vari tentativi e ricerche. Alla fine comunque tutto si sistema, e c'e' da segnalare l' impresa di Davidino (6 anni) che per colpa del padre si fa 400 mt. di dislivello per venirci a trovare, ma in compenso si gode lo splendido spettacolo dei laghi .... |
La vista che si gode dalla Punta Venerocolo (3325) verso il Pian di Neve |
In discesa sul ripido nevaio sottostante il Passo Venerocolo |
Uno sguardo verso i laghi d' Avio, sopra Malga Caldea, ormai alla fine della camminata |
NOTA: Trattandosi di un giro che comprende due valli distinte, c'e' il problema delle macchine: infatti, lasciando l' auto in Val Malga, noi abbiamo dovuto farci venire a prendere con un' altra auto, a cui abbiamo dato appuntamento alla Malga Caldea; in alternativa, se non disponete di un passaggio, e' necessario arrivare fino a Temu' allo sbocco della Val d' Avio, e prendere l' autobus che scende la Val Camonica almeno fino a Edolo; rimane comunque il problema di trovare un passaggio per ritornare dal fondovalle fino al Ponte del Guat. |