Teatro in dialetto ? Si, Grazie |
Perchè no? Perchè una sera, senza andare troppo lontano, non proviamo ad andare a vedere una rappresentazione in dialetto ? Non sarà come andare nei più prestigiosi e trendy teatri cittadini, però ci potremo divertire lo stesso senza troppe pretese. E perchè non portare dietro chi i genitori, chi i nonni, chi i figli o i nipoti ? Non sarà cultura con la C maiuscola, ma il dialetto è un pezzo di storia che ci portiamo dietro che sarebbe stupido dimenticare. Eccovi perciò due linch che potrebbero esservi utili. Il primo è un linch ad un Teatro qua vicino che ultimamente propone spettacoli in milanese con cadenza regolare e perchè negarlo, con poco spesa. Il secondo è un linch al sito di una compagnia dialettale di zona che propone i suoi spettacoli in tutta la provincia. |
Teatro S. Giuseppe - P.zza S.Giuseppe 8, Bicocca - Milano |
Compagnia teatrale: I Barlafuss |
Teatro S. Luigi di Bellusco
: Calendario
2003-04 |
Rivista in dialetto Da Ottobre 2003 sarà disponibile " El milanes " mensile in dialetto meneghino. Il giornale è frutto della collaborazione tra il sito www.elmilanes.it e Radio Meneghina. Ecco a voi la presentazione della rivista e il n°0 della stessa (Settembre 2003) in formato .pdf Niguarda.com augura un "in bocca la lupo" alla meritoria iniziativa !!! |
Dialetto & Cultura
Tempo fa siamo stati bonariamente "ripresi" via email per aver scritto in questa pagina, relativamente agli spettacoli in dialetto, "... non sarà forse cultura con la C maiuscola". Tutt'altro che offesi, visto il tono non polemico, ma anzi "costruttivo" della missiva, e l'amore per il dialetto che ne traspariva, abbiamo colto l'occasione per farci raccontare qualcosa di più sul teatro dialettale direttamente dal mittente dell'email, ovvero da Mario Aldizio di "Teatro dialettale", che da anni lavora nel settore. Qui di seguito pubblichiamo alcune sue riflessioni. |
DIALETTO… CHE PASSIONE!!!
Potrebbe
sembrare anacronistico, all’alba del terzo millennio, parlare ancora
di Dialetto. In un’epoca di comunicazione globale, di sistemi
telematici, di Internet, parlare ancora di idiomi locali può essere
veramente qualcosa fuori dal mondo. Invece
no! Proprio perché viviamo l’era della globalizzazione tout-court
dobbiamo a tutti i costi impegnarci nell’operazione di recupero e di
promozione del nostro Dialetto. Non
a caso scrivo Dialetto con la D maiuscola, perché Dialetto, qualunque
sia, è la nostra storia, il nostro retaggio, le nostre origini, i
nostri usi, le nostre tradizioni… in altre parole: il dialetto siamo
Noi. È certamente vero che i giovani preferiscono l’inglese,
il francese, il tedesco, lo swahaili… al Dialetto, perché loro sono
la prima frontiera all’approccio della comunicazione del “villaggio
globale” che stiamo vivendo, sono il grande orecchio ricettivo dei
venti che il Futuro sta facendo soffiare impetuosi su di noi. Ma se è
vera la citazione “Non sapremo dove andare se non sappiamo da dove
veniamo”, il Dialetto fornisce quella sicurezza, quella certezza della
nostra provenienza, delle nostre radici alle quali, nonostante tutto,
siamo e saremo ancorati, malgrado i tentativi ingegnosi o maldestri che
vengono messi in atto per tagliare questo importante e vitale cordone
ombelicale. Certamente
una delle forme più importanti per salvaguardare il Dialetto è il TEATRO DIALETTALE. Proporre il Teatro Dialettale, non è certo
voler proporre un teatro di serie B, come certi soloni della Cultura o
pseudo tale vorrebbero farci credere, ma è la proposizione di una forma
di spettacolo eccezionalmente vera perché l’uso del linguaggio
proposto è un qualcosa che ci appartiene intimamente e mai alcuno
potrà appropriarsene; anche perché gli Autori dei vari lavori
dialettali trattano temi che, pur rispecchiando la generalità dell’impostazione,
vanno a toccare situazioni ed avvenimenti spiccioli del quotidiano e che
la Gente riconosce ed apprezza immediatamente. Proporre
il Teatro Dialettale è anche un’operazione culturale, con la C
maiuscola. Fare sì che il Dialetto rimanga un linguaggio moderno ed
ancora attuale, affinché non venga relegato, come il latino, a “citazioni”
dotte e piene soltanto di vuota retorica, ma rimanga costantemente ed il
più a lungo possibile anche nel terzo millennio, la musica di
sottofondo al nostro vivere quotidiano, avvolgendoci nella sua
cantilena, sbalordendoci con la sua immediatezza, amandoci con la sua
autenticità!
Mario Aldizio
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Clicca qui per un altro scritto sul teatro dialettale, sempre di Mario Aldizio. |
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